La vita in standby

"Il sentimento che provo ormai da tanti mesi, è di vita continuamente in standby, ma la vita continua e continua comunque e l’unica cosa saggia che puoi fare è trovare una strada per liberarti della zavorra di ansie e paure e concentrarti sul presente rendendolo sereno e felice, consapevole che gli elementi affinché questo accada ci sono tutti, basta ritrovarli dentro di se..." di Alessandra Benvenuti

4 anni fa, a seguito di un attacco epilettico, mi è stato diagnosticato un tumore cerebrale che per le caratteristiche e la profondità, è stato deciso di non operare.

Per me è stato un vero fulmine a ciel sereno, è difficile vivere nella consapevolezza che è presente in te qualcosa che non va. Ti chiedi come possa essere successo, perché proprio a te e cosa hai fatto di sbagliato.

Ho vissuto 4 anni una vita normale ma con la continua apprensione che l’ospite indesiderato potesse dare segni della sua presenza.

Dopo l’evento io non ho fatto altro che inciampare in persone o situazioni che avevano come scopo di riportarmi a me stessa, di cercare in me delle risposte a tutto quello che era accaduto.

A novembre del 2008 ecco che l’ospite indesiderato si fa sentire ed ho un nuovo attacco epilettico. Mi crolla il mondo addosso e mentre l’ambulanza mi porta via io sento un profondo senso di frustrazione.

Viene deciso l’intervento ed io, dopo un primo smarrimento, sento che andrà tutto bene.

Gli amici, i colleghi i parenti si stringono a me ed io sento il loro forte abbraccio che mi sostiene.

Sembra che si sia formata una rete energetica protettiva intorno a me.

Il post operatorio scorre senza problemi ed io mi sento subito bene, ma quando mi viene proposta la radioterapia entro in crisi, è il primo momento in cui realizzo veramente di essere malata di tumore.

Nel periodo della terapia la sensazione è stata come entrare in un tunnel e alla fine mi sono sentita confusa, frastornata, quasi che il tunnel portasse in un altro mondo. Avevo la sensazione che un uragano avesse attraversato la mia vita rompendola in mille pezzi.

Così ho cominciato a raccogliere questi piccoli pezzi cercando di ritornare alla quotidianità.

Ero in questa fase quando un nuovo attacco epilettico mi ha ricondotta in ospedale riaprendo preoccupazioni e ansia.

Esco dall’ospedale con il profondo desiderio di chiudermi tutto alle spalle e portare la mente fuori dagli ambiti del dolore.

Ma non sempre sperare basta per fare andare bene le cose e così, al primo controllo, scopro che le cose non vanno ancora bene e mi ritrovo di nuovo in ballo, tra controlli ed ansie.

Il sentimento che provo ormai da tanti mesi, è di vita continuamente in standby, ma la vita continua e continua comunque e l’unica cosa saggia che puoi fare è trovare una strada per liberarti della zavorra di ansie e paure e concentrarti sul presente rendendolo sereno e felice, consapevole che gli elementi affinché questo accada ci sono tutti, basta ritrovarli dentro di se.

Questo è il lavoro che mi attende.