Sono una pellaccia

"Non so dove tutto questo mi porterà ma dovunque mi porterà non potrò dire di non aver fatto niente, io ho fatto tutto quello che potevo fare e ho vissuto la vita intensamente e sono stata bene e se anche dovrò stare male so che poi arriverà anche il momento in cui starò bene e questo mi aiuterà nei momenti difficili..." di Luana Cammarota

 

Ho fatto un altro intervento chirurgico a distanza di otto mesi in anestesia totale e posso dire di essere ancora qui e non ero sicura di farcela.

Tanto che ho fatto le corse contro il tempo per sistemare tutti i miei sospesi nel caso in cui non ce l’avessi fatta.

Il mio Ministero ci ha impiegato tre mesi per darmi la buonuscita dopo miei solleciti a tutti i livelli ed io in meno di tre giorni a spenderli, ho pagato tutto quello che dovevo pagare, la casa, la cessione del quinto, il prestito con mia sorella, dei regali ai miei figli e al mio compagno e piccole cose che dovevo comprare.

Tutti invidiano il fatto che sono in pensione, che ho tempo e soldi.

È’ vero sarebbe il periodo più bello della mia vita: ho una buona pensione, non ho debiti con nessuno, ho tanto tempo libero, una persona che mi ama... se non fossi malata.

Se stavo bene non sarei stata in pensione e non avrei pensato ad andarci, purtroppo non ho avuto molte scelte questa era l’unica strada percorribile.

Comunque dopo diciotto mesi di malattia mi avrebbero licenziata, e poi sottostare alle fasce obbligatorie aumentate fino alle 20 di sera compreso il sabato e la domenica con controlli anche quando ero in chemioterapia, mi avevano decisamente stressata, insomma nemmeno un detenuto è cosi sotto controllo.

Le persone in generale parlano unicamente per dar fiato alle trombe, tanto per dire qualcosa senza rendersi conto di essere offensive anche se devo riconoscere che un lato fortunato in tutta questa storia in fondo c’è: all’età di cinquantacinque anni sono riuscita a prendere la buonuscita che mi ha permesso di pianificare il futuro dei miei figli e una pensione che mi potrà permettere di vivere serenamente insieme con l’indennità di accompagnamento (quest’ultima solo per due anni) e spero francamente di sfruttarla ancora per diversi anni.

Il problema peggiore non è morire, tutti prima o poi devono chiudere con questa vita.

Quello che mi spaventa è la sofferenza e so di sicuro che non mi verrà evitata, la nascita così come la morte è un passaggio di sofferenza.

La differenza è che quando si nasce non ci ricordiamo di quanto abbiamo sofferto e dopo non sappiamo quanto ancora dovremo soffrire, si gioisce anche, ma principalmente si soffre e la cosa più assurda anche quando si ama si soffre, quando si muore al contrario di quando si nasce si soffre ma poi tutto finisce come per incanto e tutta la vita ti scorre davanti agli occhi come un cortometraggio e poi il nulla...

E questo è quello che francamente spero di trovare alla mia morte, il pensiero che possa continuare una seconda vita in qualsiasi altra forma in maniera infinita mi spaventa più della morte stessa.

 

Oggi 2 aprile 2009

Sto bene e gli esami dicono che non ho niente non so se sono giusti o sbagliati ma ho deciso di non pensarci di vivere giorno giorno senza abbassare la guardia.

 

Oggi 21 agosto 2009

Era tanto che non scrivevo a quanto pare e di cose ne sono successe davvero tante.

A partire dal mese di maggio una pet dice che il cancro si è riproposto nel linfonodo del mesentere e sarebbe già di due centimetri. Dopo aver discusso con la mia oncologa e ascoltato il parere di un oncologo di Milano, ho cambiato sia oncologo che ospedale.

E oggi sono ancora qui in attesa di decidere sulla mia vita. Mi sono presa un periodo di pausa, il caldo tropicale di questi mesi mi avrebbe davvero messo fuori fase se avessi iniziato delle chemioterapie e comunque prima di iniziarle voglio essere sicura che siano da fare ovvero che il cancro si sia riproposto davvero. Assurdo, ho scoperto che quando i miei esami erano negativi il cancro era dentro di me e camminava velocemente, ora che sono negativi c’è la possibilità che il cancro ci sia... insomma è tutta interpretazione da parte dei medici.

Il 3 settembre rifarò una tac e vedremo cosa è successo se era cancro le dimensioni dello stesso saranno aumentate, se non lo era sarà regredito ed io opto per questa seconda ipotesi.

Intanto devo dire che sono più ottimista: prima non avrei mai pensato di guarire, oggi ci credo davvero, da quando ho conosciuto il buddismo credo che qualcosa dentro di me sia cambiato.

Mi ha colpito una frase del fondatore Ikeda: “dove finiscono le nostre capacità inizia la nostra fede, una forte fede vede l’invisibile, crede l’incredibile e riceve l’impossibile.”

E poi continuo a fare la cura Pantellini, la formula Caisse, a benedirmi con l’acqua di Lourdes, la preghiera dei buddisti name myoho renghe kyo e il the secret e poi la nuova oncologa mi ha cambiato la terapia ormonale... non mi resta che sperare.

Non so dove tutto questo mi porterà ma dovunque mi porterà non potrò dire di non aver fatto niente, io ho fatto tutto quello che potevo fare e ho vissuto la vita intensamente e sono stata bene e se anche dovrò stare male so che poi arriverà anche il momento in cui starò bene e questo mi aiuterà nei momenti difficili.

“Tutto quello che siamo è il risultato di ciò che abbiamo pensato” ed è sulla base di questo pensiero del Budda che dobbiamo impostare la nostra vita ed è su questa base che devo lavorare.

 

Oggi 15 settembre 2009

L’oncologa mi avrebbe dato la bella notizia che aspettavo da sempre: il cancro non c’è più...

Ma la notizia non mi ha reso felice e serena come pensavo, anzi mi ha resa nervosa e irrequieta... parlando con la psicologa ho scoperto alcune cose che voglio scrivere.

Forse in cuor mio non volevo guarire: la paura di non essere più al centro dell’attenzione, di perdere i benefici acquisiti...

E poi come si può parlare di guarigione in una situazione così altalenante mi sembra una cosa superficiale, non vorrei illudermi, non vorrei che il male sordo e insensibile continui a camminare tranquillamente mentre io me ne sto felice a gioire, perché quando si presenterà non potrò più fermarlo, perchè allora sarà lui più forte di me… voglio solo credere che quelli che mi avevano fatto gli esami abbiano visto male... ma questo è solo un pensiero ed io vorrei avere certezze, tutti abbiamo il diritto ad avere delle certezze.

Stranamente quando ero malata avevo la certezza della malattia, ora che sono guarita non ho la certezza della guarigione e questa situazione mi rende ansiosa e nervosa ed entrambi questi stati d’animo non fanno bene.

Ho pure scoperto che non ho tagliato il cordone ombelicale con mia madre e che sono sempre a ricercare la colpa di quello che sono, negli altri non ammettendo che la colpa di tutto ciò che mi accade è solo mia.

Mia madre prima di morire aveva saputo che ero malata di cancro e che ero in chemioterapia tanto che per lei questa notizia era stata il cosiddetto colpo di grazia, e lei per tranquillizzarmi e anche perché ne era convinta e mi voleva bene, mi disse: stai tranquilla tu ce la farai...

Questa frase ancora risuona dentro di me... ed io come al solito essendo una contestatrice nei suoi confronti, dovevo fare sempre il contrario di quello che mi diceva, unicamente per affermare la mia personalità, questo atteggiamento mi ha portato a pensare: non ce la devo fare, non deve avere ragione, ha sempre avuto ragione lei della mia vita, ho sempre fatto mille sbagli, ho dovuto sempre ricredermi e darle ragione, su questo non può aver ragione, lei più anziana di me è morta della stessa mia malattia.

Ma quanto sono stupida, non posso crederci eppure non sono matura come sembro, sono ancora una bambina viziata, testarda, e insicura e il mio atteggiamento è solo un atteggiamento per nascondere la mia vera natura.

Ora che frequento i buddisti, che cosa irragionevole, contraria alla mia natura, io che non credo in me stessa; che voglio che dopo questa vita non ci sia nulla, perché se anche dopo, quando rinascerò, come dicono i buddisti, non avrò memoria della vita passata, ma ora sì che ce l’ho ed io tremo per questo; che non mi piace la disciplina, che non mi piace essere inquadrata, che per tutta la vita ha pensato che l’anarchia fosse l’unico vero stato da appoggiare, che comunque non potrei mai fare come i testimoni di Geova andare a predicare casa per casa o anche per la strada a fermare le persone, che sono tutt’altro che morigerata, che sono attaccata ai beni terreni io che sono così, chissà se riuscirò ad essere quello che Nicheren vuole che i buddisti siano...

 

Oggi 21 settembre 2009

Ieri ho discusso fortemente con G. e devo dire che sono stata male mi era preso il tremito alle gambe e il nervoso mi aveva scombussolato tutta la giornata, tanto che per raddrizzarla sono andata a fare delle compere.

Il motivo della discussione è che lei come al suo solito vorrebbe imporre la sua volontà, non riesco a pensare che lo faccia a fin di bene ma solo per opportunismo e questo mi fa credere che la nostra non possa essere una vera amicizia ma solo una conoscenza.

Sono sicuramente molto testarda anch’io e come dice lei mi metto su un piedistallo e dall’alto sciorino consigli e verdetti, ma questa volta credo che anche lei mi abbia imitato e tra l’altro pure male visto che asserisce di conoscermi bene.

Poi siccome non riesco a portare rancore abbiamo fatto pace… e comunque basta con le guerre non portano da nessuna parte.

Non tratterò l’argomento della discussione perchè alla fine non è tanto l’argomento, ma l’atteggiamento che spero non si ripeta e comunque farò di tutto perché non si ripeta.

Oggi sono più tranquilla tanto che ho ritrovato la voglia di cucinare e quando sono in questo stato di benessere devo dire che le cose mi riescono bene e la cosa mi dà tanta soddisfazione.

Sto leggendo un libro di Tiziano Terzani: “La fine è il mio inizio”, un grand’uomo e molte delle cose che scrive si avvicinano al mio modo di pensare, il suo libro mi piace moltissimo, racconta la sua vita e l’epoca in cui è vissuto e poiché è la stessa mia epoca per me leggerlo mi aiuta a ritrovare quei ricordi che pensavo di avere cancellato.

Terzani parla della morte e principalmente della sua morte essendo in fase terminale e ci sono parole che mi rimbalzano nella testa:

“Se qualcuno ti dicesse di aver inventato una pillola che ti farebbe vivere altri dieci anni la prenderesti? Lui risponde certamente no, perché dovrei... per rifare le cose che ho già fatto? Mi sono preparato a salpare per il grande oceano di pace e non vedo perché ora dovrei rimettermi su una barchetta e pescare a far la vela, non mi interessa.”

“Cosa ci spaventa della morte? L’idea che scomparirà in quell’attimo tutto quello a cui noi siamo attaccati, prima di tutto il corpo, del corpo ne abbiamo fatto un’ossessione. La ragione per la quale si ha tanta paura della morte è che con quella bisogna rinunciare a tutto quello che ci stava a cuore: proprietà, desideri, identità.”

“Se impari a morire vivendo, allora ti abitui a non riconoscerti in queste cose, a riconoscerne il valore estremamente limitato, ridicolo, impermanente, e se vivendo incominci a capire che non sei quelle cose, allora piano piano te ne stacchi e le abbandoni.”

“Il vero desiderio se uno ne vuole uno è quello di essere se stessi. Perchè il morire ci fa così paura?”

“È la cosa che hanno fatto tutti. La terra sulla quale viviamo è un cimitero miliardi e miliardi di esseri che sono morti, camminiamo continuamente su un enorme cimitero, bellissimo ci crescono sopra i fiori, ci corrono sopra formiche ed elefanti”.

Questa è la fine ma anche l’inizio di una storia che è la mia vita e forse non solo la sua ma anche la mia.

Anche Tolstoj aveva affrontato il problema della morte e quanto sono vere le sue parole e quanto mi appartengono: la morte è più certa del domani, della notte che segue il giorno, dell’inverno che segue l’estate, perchè allora ci prepariamo per la notte e per l’inverno e non per la morte?

Dobbiamo farlo ma c’è un solo modo per prepararsi alla morte: vivere bene.