Frammenti di vita

"Arrivò il giorno dell’operazione, andai e ne uscii abbastanza tranquilla, venni dimessa 2 giorni dopo a causa del drenaggio ma andava tutto bene. Passavano i giorni in attesa della risposta che arrivò il giorno 11 Febbraio, era suor Giulietta che, mi diceva che era arrivata la mia risposta e mi fece una domanda strana, voleva sapere se sarei andata sola a ritirarla e a quel punto capii che c’era qualcosa che non andava..." di Sandra Gaggioli

 

Salve, voi non mi conoscete quindi mi presento, il mio nome è Sandra e ho 44 anni, una bellissima famiglia composta da due figli, Giulia 15 anni, Niccolò 9 anni e mio marito Giovanni mio coetaneo.Vi racconto la mia storia, nel novembre del 1993 mi sono accorta di avere delle perdite di sangue che provenivano dall’areola del seno, quindi ho contattato prima il mio dottore e poi il mio ginecologo visto che mi ero sposata il 12 settembre del 1992 e avremmo voluto avere dei bambini. Il mio ginecologo mi consigliò di passare una visita al centro di viale Volta e così feci. Mi presentai all’appuntamento ma purtroppo la persona che mi visitò disse una frase non molto carina, cioè si chiedeva cosa mai stavo a fare lì invece di stare in centro a vedere le vetrine visto che era il mese di Dicembre. Comunque mi fecero il prelievo del liquido per mandarlo ad analizzare, passarono una quindicina di giorni e mi contattarono tramite telefono per eseguire una galattografia. Il giorno che dovevo effettuare l’esame avevo la febbre a 39° ma il pensiero era più forte, mi accompagnò mio marito ma, sia per la febbre che per il dolore, ebbi uno svenimento. Arrivò la risposta ed erano “dei semplici papillomi nel dotto latteo” o almeno era quello che sembravano. Mi diedero dei numeri di alcuni professori, chiesi consiglio ad un mio amico dottore il quale mi indicò il Professor C. che operava all’ospedale di Camerata. Telefonai per mettermi in lista visto che mi avevano detto che avrei avuto problemi ad allattare, trascorsi le feste di Natale poi una telefonata mi informò che avrebbero avuto posto il 5 di Gennaio e sarei stata operata il giorno 7, io dissi subito si per togliermi il pensiero. Arrivò il giorno dell’operazione, andai e ne uscii abbastanza tranquilla, venni dimessa 2 giorni dopo a causa del drenaggio ma andava tutto bene. Passavano i giorni in attesa della risposta che arrivò il giorno 11 Febbraio, era suor Giulietta che, mi diceva che era arrivata la mia risposta e mi fece una domanda strana, voleva sapere se sarei andata sola a ritirarla e a quel punto capii che c’era qualcosa che non andava. Mi presentai in ambulatorio dove il Professore mi accolse dicendomi che non si sarebbe mai aspettato una risposta del genere: un carcinoma infiltrante duttale. La prima cosa da fare era effettuare una mastectomia radicale e la ricostruzione della stessa durante l’intervento, ovviamente il panico aveva avuto il sopravvento e una crisi di pianto e paura, mio marito era vicino a me forse anche lui non poteva credere ad una cosa del genere. Il prof. C. ci aveva già preso l’appuntamento dall’oncologo infatti, usciti da lì ci recammo dal Professor C., persona dolcissima che mi prese subito a cuore come fossi sua figlia, mi spiegò le varie fasi del post intervento che era già stato fissato per il giorno 14 Febbraio esattamente il giorno degli innamorati. Comunque tornai a casa, ripreparai la valigia e il giorno dopo fui di nuovo ricoverata all’ospedale. Ero in una camerina da sola ma stavo veramente bene forse era l’incoscienza che mi faceva stare così. Il 14 febbraio fui la prima ad entrare in sala operatoria perché, oltre all’operazione di asportazione dovevo fare pure la ricostruzione. Dopo alcune ore tornai in camera con cannelli tubicini e drenaggi in uno stato di semi incoscienza e trascorsi il giorno sonnecchiando e mugolando ma ricordo che quando aprivo gli occhi vedevo i volti dei miei cari che si alternavano al mio letto e dentro di me si faceva sempre più forte la voglia di combattere per me e per il futuro che avevamo sognato io e mio marito, eravamo ancora giovani per arrendersi e dovevamo lottare assieme. Passarono i giorni e io piano piano riacquistavo le forze anche perché avevo subito 2 anestesie complete in un mese e mezzo. Tornai a casa e le difficoltà non erano poche, il braccio sinistro era gonfio per via di tutte le flebo che avevo fatto, il destro non potevo assolutamente sforzarlo sia per i punti e anche perché avevo avuto lo svuotamento ascellare. Dopo un mesetto andai al Centro Donna Come Prima in via La Pergola per cominciare il percorso della riabilitazione, poi inserii anche la piscina e piano piano ricominciai ad usare il braccio destro ovviamente senza abusare per non rischiare di farlo gonfiare. Arrivò anche la risposta e andai dall’oncologo il quale mi disse che fortunatamente nessuno dei linfonodi era risultato positivo e perciò non dovevo fare la chemioterapia e di conseguenza neanche le radio, aveva solo un dubbio ed era sul darmi la pillola che mi avrebbe fatto andare in menopausa per un paio di anni. Mi fece effettuare diversi esami, la risonanza, la tac la scintigrafia ossea, e con le risposte in mano mi disse che vista la mia giovane età sarebbe stato meglio non assumere quel tipo di pasticca. Era sicuramente una bellissima notizia che purtroppo ne precedeva una brutta, cioè non avrei potuto avere bambini almeno per un paio di anni, come si dice una doccia calda e una fredda. Comunque sono passati 18 anni da quel triste giorno, ovviamente ci sono stai dei momenti di panico durante i vari controlli che si susseguivano ma poi si sono risolti per fortuna nel migliore dei modi. Nel mio cammino nella “lotta contro il cancro” ho conosciuto molte donne nel gruppo di Donna come prima, ho mantenuto un po’ di contatti con loro per un paio di anni alcune sono venute a trovarmi alla nascita della mia Giulia poi purtroppo via via che andavo agli incontri c’era sempre qualcuna che non stava bene ma, sono persone e nomi che resteranno sempre nel mio cuore e nei miei ricordi perché è anche grazie a loro e a tutto il gruppo di Donna come prima che ci permette di condividere tutte insieme i nostri problemi e proprio parlando troviamo la forza di andare avanti.

Un grazie infinito a tutte le persone che si rendono disponibili facendo si che possano esistere dei gruppi di aiuto.