Ricordi

"Ricordo il profilo di mio padre, in contemplazione, ed io non riuscivo a togliere lo sguardo dal cielo, da quella stella enorme con la scia. Mi sembrava di essere dentro un presepe, anche perché c’era la palma della piazzetta sotto casa che completava il quadro..." di Marcella Pollera

 

Sono passati nove anni, ma ho nel cuore il ricordo di una notte particolare.

Avevo fatto la chemioterapia, mi svegliai, e dopo un po’ guardai l’ora: le tre e mezza.

Sentivo una certa pesantezza ed un po’ di nausea.

Non riuscivo a stare a letto, avevo bisogno di sentirmi sollevata, cosi cercando di non fare rumore per non svegliare mio marito, andai in salotto.

Mi distesi sul divano, appoggiai la schiena al bracciolo con un cuscino; stando così mi sentivo un po’ meglio.

In mattinata dovevo andare a fare la radioterapia, speravo proprio di essere in grado di uscire.

L’operazione al seno, la chemioterapia, la radioterapia, non ne potevo più.

Guardai la finestra, avevamo dimenticato le persiane aperte; vedevo il cielo, le stelle.

Così i ricordi cominciarono a farmi compagnia,

Sono nata in Africa, in Eritrea, e lì ho vissuto parte della mia vita.

Ricordo quanto mi affascinavano quel cielo stellato, quelle aurore e quei tramonti.

Mi rivedevo quando ci si alzava presto per andare al mare, per fare il viaggio nelle ore più fresche. Si partiva con un cielo che era un tappeto di stelle e, strada facendo, si andava incontro ad un’aurora infuocata.

Mi rivedevo in vacanza, in una zona molto calda, dove vi erano le sorgenti termali e si dormiva all’aperto. E lì, al buio, prima di addormentarmi, e la mattina presto al risveglio, rimanevo affascinata ad osservare il cielo. Sembrava di poter toccare le stelle tanto mi sembravano grandi e vicine, e ciò era dovuto al fatto che eravamo vicini all’Equatore.

Ma un ricordo particolare mi riempi di commozione. Non ricordo l’anno, ma ricordo che passava nel cielo una cometa, e si vedeva bene nel suo più grande splendore, nelle prime ore di mattina.

Tutti ne parlavano, così chiesi a mio padre, che si alzava sempre molto presto, di svegliarmi, perché volevo vederla.

Ricordo che era ancora buio e faceva freddo.

Ricordo il profilo di mio padre, in contemplazione, ed io non riuscivo a togliere lo sguardo dal cielo, da quella stella enorme con la scia. Mi sembrava di essere dentro un presepe, anche perché c’era la palma della piazzetta sotto casa che completava il quadro.

Il ricordo dell’emozione di quel momento, mi riempì di commozione e di gratitudine per quante cose meravigliose la vita mi aveva dato e mi dava ancora.

E mentre guardavo la finestra, dove i primi chiarori dell’alba schiarivano il cielo di un azzurro intenso, mi sentivo come se avessi aperto uno scrigno con delle cose preziose, e ne avessi scoperto il valore.