Il cancro ti fa bella

"La mia vita, la mia strada al momento è in salita. So che man mano che pedalo troverò chi mi darà un po’ di zucchero, un po’ da bere, una buca mi farà traballare, una pacca sulla spalla mi darà il coraggio di andare avanti, una cunetta, un sasso mi farà cadere ma la cosa certa è che io mi rialzerò e con la dignità e la fierezza di chi ha molto tempo da perdere, arriverò al traguardo..." di Mary Susanna Francini

Come va ? “A parte il cancro tutto bene” rispondo a coloro che fanno finta di non sapere. Otto anni all’ISPO fra visite mediche, mammografie ed ecografie e tutto è sempre andato bene! Due anni in un Istituto privato convenzionato ed ecco il risultato!

Il mio senologo mi ha sempre raccomandato di fare gli esami per la prevenzione nei centri specializzati pubblici: e così ho sempre fatto. E poi ti chiedi; perchè il sistema sanitario regionale non permette a tutti di rivolgersi all’ISPO? Perché già da due anni ci sono le liste bloccate? Bisogna farsi raccomandare da qualcuno per andare in questi centri validi della sanità pubblica? Perché i finanziamenti per la prevenzione oncologica non vengono impiegati per utilizzare al meglio gli strumenti e il personale altamente specializzato dell’ISPO? Oltretutto, sappiamo che essi sono considerati il fiore all’occhiello della nostra sanità toscana e addirittura è risaputo che per ragioni di risparmio il servizio viene affidato ai privati? Risparmiare per qualcuno? Per far guadagnare qualcun altro? È, o non è, una questione anche di politiche sbagliate, volte al massacro speculativo e clientelare?

  1. Rifletto.

Perché un medico nel 2007 che mi ha fatto una mammografia, nel chiedermi il CD precedente del 2006 dell’ISPO ha commentato onestamente, sinceramente che le immagini di quest’ultimo erano migliori e non erano paragonabili per chiarezza e nitidezza d’immagini a quelle dell’istituto privato convenzionato dove lui stesso lavorava?

Esterrefatta da questo ricordo… Rimango incredula.

Poi mi chiedo: forse è possibile che il medico dell’Istituto privato non mi ha fatto una corretta lettura della radiografia? E poi mi dico: d’altra parte pure il fibroadenoma della mammella destra diagnosticato nel 2002 è sparito nel nulla nelle due mammografie del 2007-2008 eseguite nell’istituto privato? Perche? È sbagliato o no, chiedersi, a quale anno risalgono gli strumenti usati per la prevenzione da questo istituto privato? Non è lecito chiedersi: quando, quali e a quanti controlli sono sottoposti i macchinari nel privato; chi, cosa e come si può verificarne l’efficienza e l’efficacia? Non sarà che gli strumenti diagnostici non sono all’avanguardia in quell’istituto convenzionato dalla nostra Regione?

Brividi lungo la schiena. Cerco di consolarmi ma non ci riesco e dico a me stessa con il panico umano di chi non sente più il terreno sotto ai piedi: “centinaia di donne ogni giorno vengono sottoposte ad accertamenti preventivi”. Sono bombardate consapevolmente da radiazioni inutili, oppure no? Con quale risultato? Mi ritorna insidiosa la domanda: “in uno stato di diritto dove vige

la democrazia, la sanità non dovrebbe essere uno dei principali diritti di cui tutti si possono avvalere? Perché bisogna avere il cancro al seno per avere una via preferenziale?”

Uffa! Uffa e uffa! Quante domande… tante, troppe! Poche le risposte… !

Scusate, ho riacquistato un po’ di pacatezza, un po’ di calma interiore…

Scusate miei compagne/i d’avventura, nel mio caos calmo c’è ancora una speranza l’avevo dimenticata: sono i medici preparati e onesti, gli infermieri bravi e premurosi tutto il personale addetto alle nostre cure. Eh sì, perché non dobbiamo dimenticare che ci sono queste persone nei nostri centri per la prevenzione oncologica nel DH e nelle corsie dell’ospedale del nostro Mugello, ed è a loro che rivolgo la mia attenzione, la mia energia, la mia gratitudine, e confidando che siano accolte proficuamente anche la mia arrabbiatura, l’amarezza, lo sgomento, non mi arrendo.

Possibile che una mammografia effettuata il 9 Agosto 2008 risulti negativa con cavi ascellari liberi e solo dopo pochi mesi, precisamente il 3 febbraio 2009 mi viene diagnosticato un tumore al 2° stadio, T3 infiltrante con proliferazione del 45% con 2 linfonodi su 27 compromessi? Non molti in fondo… potevano essere molti più!

Mi sento un po’ schizofrenica nei miei pensieri, infatti, un altro pensiero consolatorio mi arriva in soccorso… : brava davvero dal profondo del cuore anche il mio medico curante… Oh sì, lei non ha certo minimizzato quando ho richiesto la sua visita ed esternato le mie paure. Ha sentito subito anche il linfonodo ascellare e così già alle otto di sera era pronta a fare un consulto con il senologo che al mattino seguente con grande disponibilità mi ha subito inserita come paziente sintomatica a Villa delle Rose. Per non parlare di ciò che i medici e tutte le infermiere hanno fatto in quelle ore per me, tutti gli accertamenti del caso e nel momento più brutto e triste della mia vita non mi sono sentita abbandonata”. Grazie di cuore a tutti loro.

 

Dal pozzo nero e buio… Un fascio di raggi di luce in- seno alla mia vita.

 

-“Si questo è un tumore… misura… pre… cisamente… Ecco è grande due centimetri. È da togliere ma… tranquilla si può curare”.

-“Dottoressa ma è un tumore benigno… ?”

-“ È un tumore signora, non esistono tumori benigni. Il tumore è sempre… un tumore”.

-“Quante possibilità di guarigione ho?”

-“Dipende che cosa intende lei per guarigione?”

-“Intanto non voglio morire, e poi vorrei tornare a fare quello che facevo prima di questa diagnosi.

-“Bene. Posso già dirle fin da ora, con assoluta certezza, potrei metterlo per iscritto che lei di questo

tumore non morirà. Lo toglieremo e la cureremo con terapie che oggi si dimostrano molto efficaci.

Però solo fra dieci anni potremo parlare di guarigione, poiché durante questo tempo nessuno può sapere sulle recidive e sulle metastasi”.

Dieci anni di prevenzione buttati via porca miseria!?

-“Non ci posso credere. È impossibile. Sto sognando. Come faccio a dirlo a miei, a mia figlia?”

Sì! Oltretutto ti rendi subito conto che non hai soltanto da reggere il peso della tua diagnosi ma sai che le persone che ti vogliono bene soffriranno per te e ti senti subito di proteggerle da tuo dolore e dal proprio tormento. Forse ho sbagliato io? Dove ho sbagliato? Sì, ho sbagliato io!? L’errore è stato che nel sentirmi delle fitte al seno sinistro a settembre mi sono pure recata per la prima volta all’unità mobile, presso la quale sono stata chiamata per la prima volta dovendo compiere cinquanta anni nel mese di ottobre successivo? Il presunto medico al quale mi sono rivolta, sicuramente in buona fede, non ha esitato a rassicurarmi, forse a minimizzare i miei sintomi dicendomi: “non vorrà rifare una mammografia a distanza di un mese?”, “dal momento che sono tanti anni che si controlla vedrà che tutto andrà bene!”, “E poi tanto fra un anno rifarà la mammografia… e l’ecografia… ecc!”

Sono tornata a casa con il mio pacco di dubbi, dicendo a me stessa: in fondo è vero ho appena avuto dei risultati con esito negativo… Forse sono la solita spaccacapeliindue… ? Anche i miei familiari tutte le volte che mi mettevo la mano al seno sinistro perché sentivo delle fitte mi esortavano a non toccarmi e mi dicevano di essere un’acchiappafantasmi! Quindi mi sono sentita e definita la classica rompiscatole quasi ipocondriaca che nel fare prevenzione a tutto campo se le va a cercare le malattie… E Dio solo sa se le trovo! (Avendo avuto tre parenti di primo grado con il tumore allo stomaco di cui due già in vista panoramica nell’aldilà, a Novembre mi sono decisa a fare tutta la prevenzione consigliata per tale patologia. Dopo aver condiviso i miei dubbi e le mie paure con il mio medico curante, informandola che accusavo da tempo dei problemi di rigurgito gastrico e di dolore a fitta allo stomaco, le ho chiesto se non fosse il caso di fare la gastroscopia e il test per l’Helicobacter-pylori, visto che nel Mugello e in Toscana, è stato rilevato una casistica molto alta di queste patologie; ebbene, mi è stata diagnosticata la doppia ernia jatale con l’anello di Schatzky e inoltre sono risultata positiva al batterio dell’Helico… al massimo dei valori.)

Ma torniamo su organi esterni come le mammelle si potrebbe dire a portata di paziente… palpando, palpando… e della serie chi cerca trova…

Avendo un seno fibrocistico ho sempre fatto l’autopalpazione e nel punto dove sentivo male, ho avvertito più duro e più grosso uno dei soliti banali “pippolini”. Ebbene sì, un “fottuto pippolino”! Solo che questa volta ho trovato il cancro al seno!

Quando questa parola ti scivola nella spirale della chiocciola uditiva, sbatte nel timpano e l’eco ti arriva come una pugnalata nelle parti più vitali del corpo, il cuore batte all’impazzata in un orgasmo di terrore, i polmoni si spremono, si strizzano fino ad agonizzare l’ultima molecola d’ossigeno, il cervello disperato agonizzante d’immagini ti trasporta nell’emisfero sinistro essendo delegato alla creatività, alla fantasia. Ti trascina in un budello profondo e buio, in un film del terrore dove ho risentito, ho provato la morsa stretta delle ossa del bacino di mia madre, ma con la mia testa adulta dura e grossa conficcata in posizione d’uscita dal canale uterino alla ricerca della luce. Dal pozzo nero e buio alla ricerca dell’aria. Lì le pareti sono fredde e viscide, con un cordone ombelicale che ti tiene in vita e che allo stesso tempo ti trattiene, ti tira dalla parte opposta. E io lì ferma immobile, paralizzata ma come una focomelica in attesa di una contrazione, di un fievole tepore, di un dolce sapore, di una voce calda, accogliente, fiduciosa magari che l’urlo folle e disperato antico che dona la vita ti riconduca verso l’aria , fin là dove esiste la luce, la speranza… Si questa è la speranza, si questo è il sogno che vuoi sia realizzato!

Pensi appena, appena, pacatamente, senza fretta, perché questa idea è fragile come un petalo di rosa, ma cerchi con tutta la forza che trovi per non soccombere, che appena ti sarai divincolata da quel pozzo di solitudine, fuggita via da quella disperazione, da quella alienazione, sì lì troverai grazie a Dio come di fatto ho trovato: gli occhi, le voci amiche e le facce dolci, emozionate ma anche determinate dei dottori e delle infermiere che mi hanno detto tutto e tanto su ciò che avrei dovuto fare, affrontare e sperare. Che sciocca io. E dire che mentre me ne stavo lì seduta nella sala d’aspetto di Villa delle Rose in attesa del prelievo per la biopsia, con le lacrime calde che mi scivolavano intrepide, salatissime dalla fessura delle mie labbra fin nella mia vischiosissima saliva e vedevo tutte quelle donne accompagnate dai mariti, oggi ricordo di aver pensato: fortunate loro che sono qui magari solo per un semplice controllo, o per fare la mammografia annuale, o l’eco… di routine… Che culo loro, io sempre la solita sfigata che con la presunzione di essere una salutista inossidabile e maledettamente perspicace mi ritrovo ora con il mio cu.. per terra! No! Errore di valutazione! Quelle donne avevano già attraversato il deserto, la via impervia, la salita ripida di estirpare il malaccio dal loro corpo!

Ero partita da sola per la verifica del pippolo duro, della grinza, della linea di confine che dalla peluria della mia ascella sfrecciava dritta come una lancia verso il lato sinistro del mio capezzolo…

Ritorno da sola a casa con le mani tremanti e sudate sul volante della mia macchina ma con la certezza, la voglia di credere… Combatterò! Il fottuto stronzo si è insediato nel mio corpo ma non sa con chi ha a che fare! Sì, avrà un bel da fare! E così sia!

Ora ho già fatto quattro cicli della mia amica – nemica e altri quattro mi aspettano.

Non potrò mai dimenticare la prima volta quando al DH la prima goccia di quel crodino è entrata nella mia vena. Sì, è così che io la chiamo perché il suo colore mi ricorda la fresca bevanda.

Oggi mi vedo colpita in tutti gli aspetti della mia femminilità. La parte più difficile è stata fino ad ora la perdita dei capelli e dei… Oh sì! … Ma certo, che mi ero ben organizzata materialmente: bella parrucca… bei cappellini… belle fasce…! Sono pronta. Quando è arrivato il giorno fatidico della rasata totale… Ahimè! Ho capito che non ero pronta sul piano emozionale. Tante persone mi hanno subito detto: come sei bella cosa ti è successo? “Il cancro mi fa bella” ho risposto e rispondo a chi non amo. Bella risposta tiè…!Ma poi ti chiedi… Perché è stato così difficile accettare questa realtà ancor più della diagnosi e dell’intervento? Ho indagato nella mia psiche.

Oggi so la risposta. L’alopecia mi ha costretta a scrivere bianco su nero che il cancro si era insediato nel mio corpo. La chemio è legata indissolubilmente al cancro, non si fa la chemio se non si ha il cancro. Ora posso dire a distanza di quattro mesi, che questa parola, che terrorizza tutti gli umani, mi ha fatto scoprire oltre alle cose negative anche tante cose positive: nuove amicizie, nuovi affetti e, nel ripulire, risanare il proprio corpo, ti viene naturale togliere gli scheletri dall’armadio, ripulire anche la tua mente da quelle paure, solitudini estreme che affliggono l’essere umano.

E quando i fantasmi puntualmente di notte ti attaccano, tentano di tirarti giù dal letto dei tuoi sogni, una forza incredibile lotta con il sudore delle vampe ormonali,con il freddo dei brividi che si succedono subito dopo, come serpenti ti scivolano nella schiena e ti ridanno la forza di credere che “novecento su mille ce la farai”. Allora con la mia bici “il mio fascio di raggi di luce”, la mia più grande amica, il mio doping emotivo, comincio a pedalare con il vento nei cap… hops! nella cuffia, nel mio casco e, lì comincio a volare in prati, in strade, in cieli che solo a me è dato conoscere in quei momenti; suoni, odori che solo a me è dato percepire. È bellissimo! È la forza della vita.

La mia vita, la mia strada al momento è in salita. So che man mano che pedalo troverò chi mi darà un po’ di zucchero, un po’ da bere, una buca mi farà traballare, una pacca sulla spalla mi darà il coraggio di andare avanti, una cunetta, un sasso mi farà cadere ma la cosa certa è che io mi rialzerò e con la dignità e la fierezza di chi ha molto tempo da perdere, arriverò al traguardo perché sono certa, che se ci voglio arrivare e dire che ce l’ho fatta,davvero, dovrò contare solo sulle mie forze poiché nessun altro può prendere il mio posto per la riconquista della mia vita. Questa è la mia lotta solitaria ma allo stesso tempo voglio riconfermare il pensiero anche se “l’uomo nel dolore è profondamente solitario, non può vivere in solitudine”. Oggi credo più che mai che tutti abbiamo bisogno del sostegno degli altri per vincere le battaglie che la vita ci pone davanti.