Ciao babbo

"Negli ultimi periodi, mi ricordo che davi le direttive su come doveva essere arredata la futura cameretta di Diletta, su come andava educata a non salire sul letto del nonno malato; gli avevi comprato, di nascosto, dei regali, ma volevi darglieli tu quando stavi meglio... E ora? ora ho Diletta, Simone, la mia vita, andare avanti è dura, non sempre è facile..." di Rachele Ignesti

Ciao babbo,

finalmente ho un momento di pace, riesco, finalmente a tirare il fiato. È un periodo strano il mio, forse il più bello e tragico allo stesso tempo...

Sembra passato tanto tempo eppure sono solo 24 mesi...

24 lunghissimi e intensissimi mesi...

Tutto comincia ad ottobre 2005 con un controllo all’ospedale, un ricovero di un mese e poi la diagnosi scarna ma terribile: hai una cirrosi epatica e un tumore al fegato...

Ironia della sorte la “condanna” arriva a quasi un anno dalla morte dello zio (tuo fratello) per lo stesso male nello stesso posto...

Iniziano i viaggi della speranza Firenze, Milano, Parigi e poi di nuovo Firenze…

Le feste di Natale passano abbastanza tranquille, come si può stare tranquilli con una “bomba ad orologeria” (testuali parole dei medici), fino al 6 Gennaio 2006 quando ti aggravi e vieni ricoverato d’urgenza (ci hanno spiegato che con il fegato funziona così: oggi va bene e domani puoi essere in fin di vita).

A me non dicono quasi niente per non farmi spaventare, sai nelle mie condizioni è meglio stare tranquilli… Passi quasi un mese all’ospedale tra la vita e la morte e sono questi i momenti in cui ti senti impotente; un piccolo puntino nell’immenso puzzle quale è la vita... Il 22 Gennaio vieni rimandato a casa, in pessime condizioni, ma vivo. Le visite a casa tua si intensificano ogni giorno di più… Cerco di parlarti, ma spesso le parole si soffocano in bocca… Ripenso a tutta la mia vita, a quello che ho vissuto con te e a quello che avrei voluto fare con te… È difficile il mestiere di genitori ma lo è ancor di più quello di figlio e in questo caso di figlio che assiste un genitore malato… vorrei proteggerti così come ha fatto tu con me quando ero piccola vorrei per te il meglio sia in casa che all’ospedale così come lo hai fatto tu per me, vorrei, vorrei, vorrei, tante

cose ma quello che ora mi rimane non sono altro che tante lacrime soffocate in gola... La voglia di urlare tutta la mia rabbia è tanta, ma nelle mie condizioni è meglio stare tranquilli...

Il 2 Febbraio muori, il 17 febbraio nasce Diletta… mia figlia... tua nipote.

Quella nipote che tanto desideravi, ma che purtroppo non sei riuscito a vedere.

Negli ultimi periodi, mi ricordo che davi le direttive su come doveva essere arredata la futura cameretta di Diletta, su come andava educata a non salire sul letto del nonno malato; gli avevi comprato, di nascosto, dei regali, ma volevi darglieli tu quando stavi meglio...

... E ora? ora ho Diletta, Simone, la mia vita, andare avanti è dura, non sempre è facile...

Mi resta difficile accettare tutto questo, accettare la realtà, ma io voglio riuscirci e vorrei che tutti, qualunque cosa accada avessero il coraggio di andare avanti. Ogni domani è il primo giorno della vita che ci resta, una vita che può essere nuova e che può cambiare… Dobbiamo combattere davanti a tutto...

La vita siamo noi… non dimentichiamolo.

Quello che mi consola oggi è la certezza che sei volato in cielo a fare l’angelo custode a Diletta... non è tutto ma almeno mi aiuta a vivere.

 

Tua figlia, ora una mamma Rachele